“Bufala” omofobica #2: l’amore non basta!

25 10 2014

Più che una bufala, si tratta di una cattiva argomentazione molto facile da smontare. L’immagine, ora rimossa, faceva riferimento al dibattito fra l’avvocato Gianfranco Amato, l’uomo il cui sguardo pietrificò Medusa, e Ivan Scalfarotto che al confronto sembra Gesù.

Amato tira fuori l’asso di briscola e sostiene che se per avere il matrimonio basta che ci sia amore allora uno può anche sposare il proprio cane.

Scalfarotto inspiegabilmente si offende del fatto che gli sia stato detto che il rapporto che ha col suo compagno e lo stesso che potrebbe avere con il cane e lo fa notare. Amato fa una figura di merda, ma sono sicuro che questo non lo farà desistere dal continuare a sparare puttanate a tutto spiano in ogni spazio che sarà concesso ai suoi dolci occhioni da cerbiatto.

Ora però su una delle solite pagine anti-gay partono gli avvocati dell’avvocato, che ci illuminano sulla vera profondità filosofica dell’argomento di Amato. Il che fa un po’ piangere, perché è uno di quegli argomenti così sbagliati che quasi quasi convincono di più quando non li hai capiti.

La foto in cui avevo immortalato il geniale argomento è ora non disponibile, ma sostanzialmente il punto sostenuto, che ormai è uno di quelli che gli omofobi ripetono sempre a mantra, è che se ciò che conta è l’amore allora dovremmo anche autorizzare un uomo a sposare il suo cane o la propria automobile, un padre a sposare la figlia, una donna a sposare cinque uomini, un settantenne a sposare una bambina.

Risposta: certo, per il matrimonio non basta davvero solo che ci sia amore. Ma se c’è amore, allora c’è un legame socialmente rilevante, e qualunque sia questo legame lo stato deve riconoscerlo con legislazioni adeguate. Dunque per il matrimonio non basta l’amore, ma perché lo stato si interessi di un certo legame basta il legame, dunque basta l’amore. Un certo tipo di amore, quello romantico e che comporta un’alleanza di vita fra due soggetti, in alcuni casi con filiazione, è tutelato attraverso l’istituto del matrimonio.
Non basta l’amore in generale, forse, ma non giochiamo sull’equivoco: basta un certo tipo di amore.

Padre e figlia, fratello e sorella e simili sono già tutelati in quanto parte dello stesso nucleo familiare, quel tipo di legame non necessita di tutele ulteriori. Il rapporto con gli animali domestici è tutelato attraverso la proprietà: la donna possiede il gatto, non ha bisogno di sposarcisi per avere i diritti collegati a quel legame. E lo stesso vale anche per l’automobile, che comunque è davvero l’esempio più idiota che si potesse fare visto che l’automobile è un oggetto e il paragone diventa davvero troppo demenziale.
In generale, il matrimonio non è un istituto che riguarda la proprietà (il marito non possiede la moglie o viceversa), quindi tutti gli esempi in cui si parla di proprietà sono campati in aria. Il matrimonio riguarda l’alleanza, e per la precisione le nuove alleanze, non quelle già regolate come quelli fra genitori e figli o fra fratelli.
Dunque ci sono solo due esempi fra quelli fatti nella slide che potrebbero effettivamente interessare il matrimonio: la donna con cinque uomini e il settantenne con la bambina. In entrambi i casi si parla di alleanza e non c’è un istituto che tuteli queste forme di unione.
Tuttavia il settantenne con la bambina si esclude molto rapidamente dal confronto, perché anche se un’alleanza fra i due potrebbe essere interessante per i contraenti, richiede un consenso specifico che la bambina non è in grado di fornire. Al massimo un legame sociale (non sessuale) di questo tipo potrebbe realizzarsi attraverso l’adozione.
Resta la donna con cinque uomini, ed è l’unico esempio che contesto nel merito ma non nel metodo: una donna e cinque uomini sono adulti consenzienti, e qui dico che se davvero esistesse una pressione sociale forte, ovvero una situazione sociale di fatto in cui la poliandria e/o la poligamia sono parte del tessuto sociale (come lo sono le famiglia omoparentali) diventerebbe necessario prenderne atto e fornire adeguata regolamentazione a questo tipo di unioni. Ma non è così, quindi è un discorso puramente astratto. Come al solito, gli oppositori del matrimonio gay prendono tutta la questione come se fosse un fatto esclusivamente simbolico. Mentre è vero che per certi aspetti è un problema simbolico,  ciò non toglie che esso nasca fondamentalmente dalla realtà pratica dell’esistenza di strutture sociali del tutto intercambiabili con la classica definizione di famiglia che però non sono riconosciute come tali dallo stato. Ci sono, ma si fa finta che non ci siano per presarvare chissà quale astratto simbolo di cui non frega più niente a nessuno.
Comunque sì, al livello molto astratto è anche possibile tracciare analogie più o meno forzate fra il riconoscimento delle unioni omosessuali e della poligamia. Questo comunque non vorrebbe assolutamente dire che il matrimonio omosessuale è la stessa cosa che la poligamia. Certo, ci sono delle cose in comune, come ci sono delle cose in comune fra il prete e la transessuale (es. entrambi indossano ampie gonne nella vita di tutti i giorni), ma non sono la stessa cosa: rispondono a pressioni sociali, a strutture, a legami, a situazioni culturali diverse. Il matrimonio gay risponde alla necessità di permettere a tutti gli individui le stesse opportunità di accesso alla formazione di famiglie basate su amore e alleanza, quindi pongono innanzitutto il problema del “chi” si allea, mentre il “come” si allea è più o meno immutato; mentre poliandria e poligamia pongono proprio e fondamentalmente il problema del “come”: che forma può assumere l’alleanza?

Tutta questa complessità del problema sfugge completamente ad Amato, ai suoi slogan ridicoli e alle pagine che li rilanciano. Ma sono solo slogan,  appunto, gli slogan sono superficiali, quindi ci sta… o meglio, ci starebbe, non fosse che questi slogan vengono poi “approfonditi” e fatti passare per una specie di raffinate riflessioni antropologiche!

In generale, la strategia dialettica di pagine come quella che ha pubblicato questa slide è abbastanza schizofrenica. Mi spiego: quando si dice che “basta che ci sia amore”, si usa uno slogan che deve sintetizzare in modo semplice e immediato tutto quello che ho scritto qui sopra.
Se uno volesse rispondere seriamente a questo slogan, sul piano filosofico o giuridico o che dir si voglia, dovrebbe usare il principio di carità, ovvero intendere l’argomento nella sua forma più ampia, completa e approfondita.
Ovviamente questo non lo possono fare, perché non hanno risposta su un piano filosofico e giuridico serio. Quindi danno profonde risposte filosofiche, ma le rivolgono esclusivamente contro la forma più superficiale dello slogan. Sì, è ovvio che lo slogan in quanto slogan è incompleto, ma questa è la scoperta dell’acqua calda. Bisogna vedere qual è il pensiero vero che genera lo slogan e confrontarcisi, se si vuole essere seri. In sostanza, essi vogliono che i loro slogan vengano interpretato secondo il principio di carità, mentre quando attaccano gli slogan altrui il principio di carità non lo usano affatto, anzi, addirittura usano l’uomo di paglia. Il che si chiama disonestà.

Io ho capito perfettamente cosa intendeva Amato, e ciò nonostante, anzi, proprio per quello, so che incazzarcisi è perfettamente legittimo. Amato non riconosce l’unione gay, ovvero l’alleanza fra due adulti consenzienti che si amano e vogliono costruire un percorso di vita insieme, eventualmente anche con dei figli. Ma è lì, come fa a non riconoscerla?! Queste famiglie ci sono, negarlo è come non riconoscere che la Terra e tonda, non riconoscere che nel Sahara c’è la sabbia o che l’erba è verde!
Ma non le riconosce, non le riconosce perché non riconosce l’alleanza e il legame d’amore, e non riconosce alleanza e legame d’amore perché non riconosce la dignità di cittadini, esseri umani adulti e responsabili dei contraenti dell’alleanza. Per lui sono davvero, da questo punto di vista, come animali, e qui sta la gravità estrema di ciò che ha detto.
C’è ben poco da fraintendere.
Il dibattito pubblico generalmente va avanti per slogan: allo slogan “basta che ci sia amore” Amato risponde “c’è amore anche con il cane”. E si copre di ridicolo… perché va bene che il dibattito pubblico è fatto spesso per slogan, ma lo slogan una qualche sostanza deve avercela, e la differenza fra le due situazione è visibile, veramente a prova di idiota. Diciamo che in questo caso lo slogan, una volta che sia stato spiegato e allungato a dovere, sintetizza bene le rispettive posizioni: quando diciamo “l’importante è l’amore” stiamo mettendo in luce l’importanza dell’alleanza nella genesi dell’istituto matrimoniale; quando loro dicono “allora puoi sposare anche un cane” stanno mettendo in luce la propria incapacità di distinguere due adulti consenzienti da due animali. Ribadisco: c’è poco da fraintendere.
Ora credetemi, amici omofobi, non vi conviene affatto fare i finti intellettuali che si distaccano dalla massa che parla per slogan, perché se davvero per vostra disgrazia il discorso dovesse andare oltre gli slogan sareste demoliti perfino più facilmente.
La vostra chance migliore è continuare ad insistere coi vostri “thought terminating cliché”, tipo “un bambino ha bisogno di un padre e una madre” o “il matrimonio serve solo per la procreazione”.
Sono falsi, ma la gente almeno non deve fermarsi a pensare, e che la gente non pensi è cosa che vi avvantaggia.

Ossequi


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16 responses

25 10 2014
rainbowman56

L’ha ribloggato su Rainbowman56's Blog.

25 10 2014
S Raven

Il matrimonio è un fatto puramente simbolico, che ha anche rivolti negativi quando si parla di “amore”, l’amore non ha bisogno di contratti scritti e non deve essere forzato da timori legali in caso di separazione, deve essere un qualcosa che tiene unite due persone al di la di un contratto scritto, per le agevolazioni fiscali non vedo perché debbano agevolare le tassazioni di chi ha un partner rispetto a chi vive da single. L’unico problema è la legislazione sulle successioni e per questo basta un piccolo ritocco alle leggi testamentarie. Questo impuntarsi irrazionalmente sul matrimonio a mo’ di ragazzina capricciosa da parte dei gay credo dovrebbe molto far riflettere chi si occupa di psicologia…. poi vista la stabilità sentimentale del gay medio immagino gli intasamenti di tribunali per “divorzio gay”

25 10 2014
lostranoanello

Il matrimonio esiste per tutelare l’alleanza, non l’amore. Spesso, anche se non sempre, l’amore implica alleanza, per questo nello slogan si parla di amore.
In alcuni casi l’alleanza è abbastanza stabile e durevole da avere bisogno di un riconoscimento serio come quello del matrimonio.

26 10 2014
S Raven

Non vedo cosa venga tutelato di questa alleanza col matrimonio… anzi viene semmai penalizzato e danneggiato chi lavora in caso di divorzio.

26 10 2014
lostranoanello

Tutte le alleanze implicano che chi ha di più aiuti chi ha di meno, i si allea per ciò che si riceve, non per ciò che si dà. Come effetto collaterale, certo, bisogna anche dare e fare rinunce. Se non vuoi non sei obbligato a sposarti.

26 10 2014
ilmentitore

S Raven: ce l’hai col matrimonio, ok.
Ma perché tutti dovrebbero pensarla come te?

26 10 2014
S Raven

Si stava discutendo su come non avere la possibilità di sposarsi impedirebbe o fosse di ostacolo all’amore gay, quando a conti fatti non aiuta neanche l’amore etero ed è più frutto di una tradizione che un qualcosa che davvero abbia una reale utilità dal punto di vista affettivo e men che meno sociale… perciò per farla breve come un gay sposato amerebbe meglio di uno non sposato? perché avrebbe magari paura di pagare l’avvocato in caso si rendesse conto di non amare la persona con cui sta quanto credeva?
Questa storia del matrimonio gay è un mero capriccio

26 10 2014
ilmentitore

L’ha ribloggato su Il Paradosso del Mentitoree ha commentato:
Già…

27 10 2014
Lupesio

Il commento di S Raven secondo me però coglie un punto non privo di senso; nel ventunesimo secolo, è veramente sensato dare una forma giuridica al rapporto di “alleanza” tra due esseri umani consenzienti, di cui uno non possiede l’altro, né ha responsabilità nei confronti di un altro essendo più capace di intendere e volere, come nel caso della potestà genitoriale? E poi, la distinzione tra omosessualità e poligamia che fai, dicendo che la poligamia è estranea al tessuto sociale, non mi convince molto; anche l’omosessualità, adesso, in parte lo è, se no non ci sarebbero slogan isterici come quello che hai postato, non ci sarebbero sentinelle in piedi, etc. Per me non c’è niente di sbagliato in una coppia di gay che convivono, in un trio di gay, in due uomini e due donne, etc., ma se se ne fa una questione di tessuto sociale, magari viene fuori che la maggior parte della società (non lo so, ma sicuramente una parte cospicua) considera l’unione omosessuale come qualcosa di abominevole e inaccettabile, per cui ha senso proibire la poligamia come il matrimonio gay.
In sintesi, o affermi che ogni unione tra adulti consenzienti debba essere riconosciuta dall’ordinamento e non considerata un mero fatto privato, anche se la mentalità sociale è contraria, e quindi consideri il matrimonio poligamico come un diritto da tutelare, indipendentemente dalle opinioni della maggioranza; o al contrario, dici solo che i diritti sono convenzioni, e che a te il matrimonio gay piace, ma devi mettere in conto che ad altri non piace e se gli altri sono di più è giusto non riconoscerlo, ma non stiamo parlando di questioni etiche fondamentali, ed è una scelta come permettere o no la caccia al fagiano in un dato territorio e in una data stagione.
Non mi soffermo a commentare sulle puttanate galattiche tipo il matrimonio tra l’uomo e il cane, tra l’uomo e l’automobile, che hai ampiamente smontato (vabbè, dai, questo era facile, è come fare a pezzi una scurreggia).

27 10 2014
lostranoanello

La cosa meriterebbe molta discussione.
Quindi facciamo che se ne riparla se mi torna la voglia.

27 10 2014
ilmentitore

il punto è: viviamo in una società liberale, ispirata dalla laicità e da valori secolari? O in una società “proibizionista”? Quale società preferiremmo?
A me non piace la cioccolata (non è vero), e sono convinto di trovare almeno un altro 15% della popolazione che la pensa come me. Questo mi da il diritto di manifestare contro la cioccolata?
Il problema è proprio epistemologico…

27 10 2014
Jon Snow

Guarda che Amato ha ragione nel suo esempio…per approfondire, leggi qui

http://www.butta.org/?p=16582

27 10 2014
lostranoanello

Grazie per aver dimostrato di non aver letto o non aver capito quello che ho scritto. E ho pure messo il link a Wikipedia per spiegare che è il Principio di Carità.

1 11 2014
nanorocco

io indagherei piuttosto sui rapporti tra Amato e il proprio cane.

10 11 2014
Bimbiminkia ke kiamano altri bimbiminkia | Lo Strano Anello

[…] la base di tutte le altre forme di comunicazione. SPECIALMENTE di quella retorica. Ho spiegato qui https://lostranoanello.wordpress.com/2014/10/25/bufala-omofobica-2-lamore-non-basta/ perché il discorso di Amato è scorretto, ma prima ancora che scorretto è semplicemente […]

7 08 2016
Piccardo, le unioni civili e la poligamia | Lo Strano Anello

[…] LGBT. E infatti un sacco di omofobi subito hanno colto l’assist e hanno ripreso in mano il loro vecchio argomento del pendio scivoloso… la frase di Piccardo serviva proprio a dargli questo assist. E lasciatemelo dire, è del […]

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