History does not matter

13 06 2020

Il movimento Black Lives Matter avanza molte rivendicazioni e porta avanti una serie di battaglie importanti, soprattutto nel contesto USA. Battaglie politiche, serie, che riguardano dove vanno i soldi, chi è autorizzato a far cosa, e quindi chi vive e chi muore di conseguenza.

Rispetto a questo, l’episodio della distruzione della statua di Edward Colston a Bristol dovrebbe essere un dettaglio del tutto insignificante.

Ma è inutile negarlo, non lo è. Per me sicuramente non lo è stato; l’ho trovato un gesto molto offensivo. E potrei pensare che sia una cosa che riguarda solo me che gli do troppa importanza… non fosse che chi difende quel gesto lo difende con le unghie e con i denti, come se fosse effettivamente un momento chiave della storia del movimento (movimento nato e cresciuto in USA in risposta a specifiche problematiche USA; vabbe’…).

Quindi quello è un nervo scoperto. Lo è a Destra, lo è anche a Sinistra. Ma per quale ragione? Alla fine è una statua fra mille statue simili in Europa.

Be’, ma per il razzismo, ovviamente! O almeno, questa è la risposta che vi daranno i sostenitori: se non sei d’accordo con l’abbattimento, l’unica spiegazione è che tu sia una fascista e un razzista.

Edward Colston statue: Where was the Bristol monument and what ...

Personalmente non sono fascista e non credo di essere razzista, anche se dovrò prima o poi decidermi a farmi rilasciare un Certificato Ufficiale di Non-Razzismo da qualche afroamericano – a quanto pare puoi dire di non essere razzista solo se te lo conferma uno con la pelle scura. Ma penso che per il momento possiamo usare come ipotesi di lavoro che io non sia razzista, o almeno non più di quanto qualunque essere umano della Terra lo sia… E questo senza contare il mio superpotere: essendo gay, sono parte di una Minoranza Oppressa®. Quindi, non sono un fascista razzista. Eppure, l’abbattimento di quella statua mi leviga i nervi, almeno tanto quanto suscita le eiaculazioni dei vari Rivoluzionari. La ragione non è – ovviamente – il razzismo o il fascismo.

Ma, ciò nonostante, non si può negarlo: a questo punto è un tema politico, e anche uno sensibile.  

Quello che ho tentato a più riprese di spiegare ad amici e conoscenti in questi giorni, spesso purtroppo fallendo, è che chiaramente non ho nessun interesse particolare per quella specifica statua. Ma quella era una statua di 125 anni, su un uomo vissuto 299 anni addietro. Il che significa che era una testimonianza storica, e dunque, indipendentemente dai suoi specifici contenuti e funzioni originari, assume un valore specifico dovuto al fatto che è MEMORIA.

Su questo punto ci si è scatenati a sofisticheggiare: “la storia va ricordata sui libri e sui musei, non nelle piazze”… un par di palle, la storia la si ricorda ovunque ve ne siano i segni tangibili; la storia è anche nelle piazze, per le strade, nei parchi, nelle chiese, nelle moschee. I marmi che l’Inghilterra ha letteralmente rubato dal Partenone ed esposto al British Museum… secondo voi è la stessa cosa vederli nel museo, piuttosto che nella loro sede originale? E comunque la statua di Colston l’hanno gettata nel fiume, non messa in un museo. “Anche averla abbattuta è un gesto storico!”; ah sì? Perché lo decidi tu? Un gesto diventa storico quando passa la storia, è il TEMPO a renderlo storico, non puoi decidere che il tuo gesto è storico MENTRE lo stai facendo. Allora se vado a decapitare il David e metto al posto della testa un dildo? Magari fra cento anni sarà ricordata come un’opera d’arte ben superiore al David stesso e saranno lieti che lo abbia fatto: ORA, è solo vandalismo.

Quindi inutile girarci intorno: il gesto è consistito nell’annientamento totale di un pezzo di storia. Se poi fra cento anni penseranno che sia stato un gesto storico a sua volta, staremo a vederlo, ai posteri la sentenza. ORA è stato quello, una testimonianza storica distrutta. E ad alcuni sta bene, per altri, come me, è gravemente offensivo.

Dicevo, non è un problema di razzismo, ma è chiaramente un problema politico: riguarda il nostro rapporto con la storia. In generale, che se ne rendano conto o meno, coloro che difendono il gesto riaffermano una priorità totale del significato attuale e contingente dell’atto rispetto al valore storico dell’oggetto. Era un pezzo di storia, ma sostanzialmente non gliene importa che lo fosse, perché gli interessa di più quello che significava qui, nell’attualità – un significato, peraltro, che gli avevano attribuito loro. Questo argomento viene declinato in molte forme che paiono diverse, ma la più tipica è: “ma la storia cambia di continuo”… sì, certo, ma sapete come si chiama la storia nel momento in cui cambia? Attualità. Cioè l’esatto opposto di storia. La storia passata è passata, ergo, non cambia più: è fissa, lì, come souvenir, come monito. E il dato resta: il fatto che fosse storia non è ritenuto importante da chi ha compiuto il gesto o lo difende, per loro conta ciò che quel monumento è (era) adesso: la statua di una persona che agli occhi di un contemporaneo ha fatto cose moralmente riprovevoli.
Per me invece quello era soprattutto un segno tangibile della nostra storia: in Europa ve ne sono ovunque, ma, se ragioniamo che possiamo immolarli sull’altare della morale odierna, in pochi anni non ne resteranno in piedi molti.

Insomma, due modi diversi di rapportarsi al passato: da un lato “è roba andata e si può bruciarlo senza problemi”; dall’altro “ha un valore intrinseco anche solo in quanto passato”.

Dicevo che è un conflitto politico, ed in effetti questa differenza di vedute è una delle più grandi divisioni politiche della nostra epoca, e di tutte le epoche. Generalmente, andando da “conservatore” a “rivoluzionario” troverai quelli che il passato lo venerano al punto di puntare a ricrearlo oggi, quelli che lo rispettano senza venerarlo, quelli che neanche lo rispettano e sono disposti a buttarlo nel fiume.

La dialettica fra il conservatore che ama il passato e il rivoluzionario che lo odia è perenne e non è risolvibile, e per questo non può essere risolto il conflitto. Sostanzialmente è irriducibile, e di fatto l’amore per il passato è un tratto costitutivo del conservatorismo. Dopotutto, voler conservare una cosa com’è è per forza un desiderio “conservatore”, e sarà conservatore pure colui che pensa che la Divina Commedia vada insegnata nelle scuole, se lo paragoni a quelli che dicono che andrebbe censurata perché razzista ed omofobica (sì, esistono). Certo, questa è la forma di conservatorismo più blanda e all’acqua di rose: non è che voglio bruciare ebrei, non è che voglio possedere schiavi: voglio solo qualcosa che mi ricordi di un uomo che ha contribuito a costruire una città. Non dovrebbe essere tanto grave.

Ma… ecco il punto: io, che salvo certificati non sono né razzista né fascista, per questa faccenda mi son sentito dare di fascista da varie persone. Altri invece non mi hanno dato di fascista ma hanno, de facto, sminuito o ridicolizzato le mie preoccupazioni: “il passato è fatto per essere superato, ma che ti importa era solo una statua, se è uno schiavista se l’è meritato”… Nessuna di queste rispostone argutissime affronta lo snodo centrale, e cioè il mio diritto ad avere un certo rapporto intimo col passato dell’Europa. Se proprio vuoi prendere di petto le mie preoccupazioni, prova a rassicurarmi: elenca tutte le ragioni per cui quella statua sarà la prima e l’ultima; spiegami perché ora non procederemo ad abbattere migliaia di monumenti in tutte Europa. Invece i discorsi sono più sul tono “questo è solo l’inizio”. 

Suppongo che ci sia in me e nel mio rispetto per la nostra storia un’ombra di conservatorismo. Forse se pensassi, come alcuni pensatori di Sinistra, che la storia d’Europa sia soltanto un lungo elenco di mostruosità, crimini ed errori, allora anche io propenderei per distruggerla… e conseguentemente per distruggere l’Europa. Ma fortunatamente non mi sono mai considerato persona di Sinistra, e non intendo iniziare proprio oggi che la Sinistra compie un gesto ai miei occhi particolarmente odioso e lo fa senza neanche riconoscere il mio diritto ad esserne disturbato. Quindi ok, mea culpa: suppongo che un pizzico di conservatorismo ci sia, nella mia deferenza verso la storia. Ma ecco il punto: non è che essere conservatori sia vietato. Essere fascisti, teoricamente, sarebbe vietato. Essere conservatori, per fortuna, no; tutt’altro: è un diritto umano fondamentale, oserei dire.

Riuscite a immaginare una forma di conservatorismo più blanda ed innocua che voler mantenere al proprio posto delle vecchie statue? Ecco: neanche quello è ammissibile. Devi essere disposto a bruciare tutto. Se no vuol dire che sei un fascista che venera il passato e non è capace di guardare al futuro (potrei guardare al futuro anche con un occhio al passato, trovate? No, eh?).

Dunque, occorre registrare che c’è una parte della Sinistra che ritiene il conservatorismo tout-court illegittimo, perfino nella sua forma più blanda, umana, innocente. Dietro il tuo desiderio di non abbattere memoria storica si nasconde il tuo desiderio di bruciare ebrei nei forni. Un bel salto logico, ma per alcuni accade molto naturalmente. E dunque il conservatorismo non è un interlocutore, e nemmeno un rivale: ma un male assoluto da eradicare dall’universo.

Ma questo punto vorrei porre una domanda: se la Sinistra, o almeno una parte cospicua di essa, punta chiaramente ad annientare finanche la sola possibilità di essere di Destra, e lo fa anche vedere così apertamente… Se poi la Destra tenta di sopprimere la Sinistra, quella è violenza gratuita… o è autodifesa?

Ossequi.


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