Adozioni gay: il passo in più fra tolleranza e amore.

27 05 2012

La gente ormai, in generale, è disposta ad accettare la regolamentazione per legge delle coppie gay. Bene, era ora, è sempre troppo tardi; direi che questo è il minimo standard per un paese civile, e ci stiamo arrivando a stento adesso. Se certe associazioni si facessero i cazzi propri, avremmo già con ogni probabilità una buona legge per la regolamentazione delle coppie di fatto, anche omosessuali. Fin qui non ci dovrebbe essere nessun problema. Eppure per ottenere quel poco che finora si è ottenuto in questo senso, quanto si è dovuto faticare… e quanto si è dovuto puntare sul naturale menefreghismo di molta gente. Insomma, due sono gay, si amano, vogliono stare insieme … lasciamoglielo fare.

Quel “lasciamoglielo fare” dovrebbe essere assolutamente banale, un punto di partenza, non di arrivo. All’arrivo c’è l’accettazione piena, la comprensione e l’amore, quella che Martha Nussbaum chiama “politica dell’umanità”. Ma così non è stato, anzi, si è dovuto lottare duramente anche per quel “lasciamoglielo fare”, e tutt’ora questa lotta non si è tradotta in un riconoscimento autentico dei diritti. Perché questo?

Il motivo è che solitamente l’appoggio che viene dato alla regolamentazione delle coppie gay non deriva da vera accettazione ed amore, ma da tolleranza. È un differenza base: chi tollera, tollera. Sopporta, spesso con fastidio, e fa forza su sé stesso per resistere al disagio (sai che fastidio, vedere due ragazzi che si tengono per mano per strada; ti sconvolge proprio la vita). Chi “tollera” non deve fare lo sforzo di superare i propri pregiudizi e capire l’altro, non deve fare lo sforzo di amare. Chi ama condivide e comprende, anche se deve lottare contro le proprie paure per riuscirci. La tolleranza è il punto di partenza, l’amore è il punto di arrivo; tollerare è uno sforzo del cazzo, è quando si tratta di amare e di abbracciare sinceramente che molti tendono a tirarsi indietro spaventati.

Questo lo si vede in particolare quando si va a vedere le reazioni della gente alla proposta di concedere l’adozione a coppie gay. Molti cosiddetti “moderati” (leggi “moderatamente omofobi”), tolleranti, amabili e per altri aspetti anche marcatamente “omofili”, appena sentono parlare di adozione ai gay si irrigidiscono e iniziano a fare distinguo. Come si spiega questo comportamento? Non si era detto che i gay sono come gli etero e possono anche sposarsi? E perché i figli invece non possono averli?

A dire il vero i figli già li hanno, ma andiamo con ordine. Tanto per cominciare, bisogna subito mettere in evidenza come questo comportamento non abbia giustificazione razionale. Le più importanti associazioni di psicologi del mondo, una su tutte l’APA, hanno promulgato dichiarazioni in favore dell’omogenitorialità, e nei paesi dove ciò è concesso non si contano gli studi, con esito positivo, sul benessere psicologico dei bambini e giovani cresciuti in queste condizioni. È fatto frequente che figli avuti da precedenti relazioni eterosessuali di uno dei due partner, o ottenuti tramite fecondazione in vitro (all’estero, of course, da noi un’ottima legge lo impedisce) in seguito crescano perfettamente all’interno di una famiglia arcobaleno, ovvero vengano nei fatti allevati da due genitori dello stesso sesso. Inoltre, i bambini candidati per l’adozione hanno di fronte l’unica alternativa dell’orfanotrofio; insomma, invece di due padri o due madri, nessuna. Non è un ragionamento da Einstein: se anche davvero due genitori dello stesso sesso non fossero bravi come un maschio e una femmina (e tutti sappiamo che il requisito base per fare il genitore è avere i testicoli o le tette), sarebbero comunque meglio di nessun genitore, e a dire il vero, contrariamente a quanto pensa Buttiglione, meglio anche di molte coppie etero che sono assolutamente inadeguate alla genitorialità.

Messi di fronte a questi dati, coloro che sono contrari all’omogenitorialità non hanno risposte. Nel peggiore dei casi alcuni di loro inventano di sana pianta degli studi “alternativi” che diano ragione a loro (pratica comune presso il MOIGE, il comitato Scienza e Vita e altre piacevoli compagnie); ovviamente sono studi sempre privi di fonte e non verificabili … grazie al cazzo, sono inventati. La tendenza più frequente invece è di arroccarsi su posizioni di altro tipo (e più in buona fede), che di solito sono le seguenti:

1)      Non sappiamo cosa aspettarci da una cosa di questo tipo, mai vista prima nella storia.

2)      I figli di una coppia gay saranno gay anch’essi.

3)      Non c’è bisogno di discussioni e studi scientifici, è evidente che abbiamo ragione noi.

Il primo tipo di argomentazione mette in evidenza due carenze importanti. La prima è il desiderio di continuare ad ignorare le argomentazioni presentate; la seconda invece è la base xenofobica dell’opinione che è stata espressa. Cinquant’anni fa si sarebbe potuta dire la stessa cosa del voto alle donne; la si sarebbe potuta dire parlando della fine della schiavitù, dell’invenzione di internet, dell’industrializzazione. L’argomento del “non sappiamo cosa aspettarci” e “non si sa dove andremo a finire” è tipico della reazione, della paura del diverso, del nuovo, del futuro. Xenofobia, razzismo, omofobia, sono tutte manifestazioni dello stesso tipo di paura. Portano ad un giudizio morale corretto e razionale? Lo lascio giudicare al lettore. Ma a me sembra palese che non è certo “razionale prudenza” (come spesso la si vuole far passare) affermare che un orfanotrofio sia meglio di una coppia gay; è solo razzismo.

Il secondo tipo di argomentazione mette ancora più in evidenza le medesime carenze. Tanto per cominciare, non c’è proprio nessuna prova che i bambini cresciuti in una situazione di omogenitorialità tendano a diventare omosessuali (ignoranza). Ma soprattutto, la risposta naturale a questa accusa è: “e allora?”.

Sì, lo sanno anche gli omofobi: la risposta più sensata è proprio “e allora?” Mi è capitato di leggere uno di loro che concludeva affermando di sapere già che avrebbe avuto quella risposta. Be’, se lo sai già, potresti fare anche lo sforzo di spiegare dove sta l’errore in questa risposta; solo che farlo ne rivelerebbe chiaramente il sostrato omofobico. Sì, i gay sono buoni e bravi, persone meravigliose e perfettamente inserite nella società, però … non buone, brave e meravigliose come gli etero. Sempre meglio essere etero, e facciamo di tutto per evitare che la gente sia gay. Be’, sì, son tutti uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. Un capolavoro.

Ma la terza argomentazione che ho mostrato è la più potentemente rivelatrice di origine e natura dell’opposizione all’adozione ai gay.

Non c’è bisogno di studiare, leggere, conoscere, analizzare per poter esprimere un parere sulla vita di gente che neanche conosciamo; certe cose sono evidenti. Be’, sì, come la nozione che la Terra è piatta e intorno ad essa gira il sole; è evidente. È evidente che la famiglia è formata solo da un uomo più una donna; è evidente che un bambino ha bisogno di modello maschile e femminile; è evidente che essere un modello maschile o essere femminile dipende dall’avere o meno gli attrinuti (purtroppo intesi solo in senso fisico). Un sacco di cose davvero evidenti, evidenti a tutti; l’aspetto curioso è che la gente che le trova così evidenti non ha mai conosciuto nessuna alternativa ai propri preconcetti per poter fare un confronto, e quando si fa notare che c’è chi invece l’ha fatto e non ha visto tutta questa “evidenza”, la risposta è … boh. Credo nessuna, se non qualcosa tipo “Ma insomma, è evidente!”. È bello quando le cose sono così evidenti che si può evitare di portare argomenti a favore.

Ora, dopo quanto abbiamo detto è evidente il vizio di irrazionalità alla base di queste argomentazioni, eppure esse vengono spesso mascherate con sembianze pseudo-intellettualoidi, citazioni a sproposito di manuali di psicologia (di solito ottocenteschi), e in generale una bella maschera di perbenismo e tolleranza.

Falsità, falsità evidenti, bugie a se stessi e agli altri. Non c’è niente di razionale, tutto ciò si origina da un qualcosa di irrazionale e di animalesco, una paura primordiale. Mascherare paura ed ignoranza, però, non le renderà mai migliori. Qusto va spiegato ai “moderati”che tanto spesso cadono vittime dei pregiudizi propri e della disinformazione degli altri. Una miscela pericolosa:  la paura irrazionale viene giustificata dalle menzogne, e al contempo funge da scudo contro la verità.

Eppure, devo dire, nonostante questa forma di omofobia sia così subdola e crudele, spesso fatico a biasimare chi ne è affetto, perché è evidente che dietro di essa c’è un vero è proprio “blocco psicologico-culturale” che impedisce di impostare sull’argomento una discussione seria e basata sui fatti.

Non posso dire di esserne stupito. Non dimentichiamoci che viviamo nel paese in cui la più importante “associazione di genitori”, quella che decide cosa vedono i vostri figli in TV, è costituita da estremisti cattolici e opusdeisti che dichiarano senza problemi che l’omosessualità è una malattia da cui si guarisce. Queste persone decidono quali cartoni vanno in onda, come devono comportarsi i boy scout, entrano nelle scuole a tenere conferenze, gestiscono case dello studente e associazioni universitarie, ricevono l’attenzione di personalità della politica e plauso dei governi.

Io, come al solito, non posso fare molto al confronto. Ovviamente, però, mi mantengo coerente con la mia “missione”; dire le cose come stanno e mettere a nudo la vera natura di alcuni pensieri e atteggiamenti; si tratta di passi indispensabili per la loro rimozione. E io, nel mio piccolo, qualche tentativo lo faccio.

Ossequi.

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28 05 2012
The Meddling Lawyer

Pongo una premessa, personalmente, io sono contrario al matrimonio tra persone omosessuali in Italia, poi spiegherò perché, e favorevolissimo alle adozioni alle coppie di fatto e ai single (la sessualità della coppia e del single mi è irrilevante).
Andiamo in medias res: io credo che la questione non vada tanto vista sotto un profilo razionale (come si può pretendere che vi sia una razionalità diffusa in persone che devono costantemente affermare la propria eterosessualità? Mi spiego: il razzista ha gioco facile: o sei o non sei nero; l’omofobo ha gioco difficile: come fai vedere che non sei omosessuale? Certo, è un problema di cultura: se vivessimo meglio la nostra sessualità non si porrebbe il problema. Però così è.) quanto sotto il profilo degli errori. Spero di non offendere nessuno, ma io ritengo che la “comunità LGTB” sia, politicamente, una delle comunità più tollerante gli errori rilevanti per la sua stessa sopravvivenza.
Rilevo, innanzi tutto, un errore madornale: LGTB, lesbian, gay, bisexual, e transgender, possono tutti mettersi sullo stesso piano? Non c’è nulla di più pericoloso che accostare elementi diversi sotto una bandiera incapace di bilanciare le specificità (1), anzi, le meravigliose specificità, dei singoli gruppi. Si perde quella che è l’uguaglianza e la specificità sotto un acronimo che, blandamente, “non-discrimina” (spero sia ovvio che non discriminazione e uguaglianza/diversità son due cose diverse!)
Poi si tollera, sotto il vessillo strumentale del consenso, che i diritti delle persone omosessuali (o lesbiche o bisessuali o transessuali…insomma, ci siam capiti e taglierò corto da qui in avanti) siano utilizzati da politici assolutamente disinteressati. La nostra espressione italiana “fare i gay col culo degli altri” rende bene l’idea. A molti politici non interessa proprio sostenere questi diritti, è solo un modo per mostrarsi progressisti. Se poi si fallisce, mica è un problema mio! (2)
Poi c’è un problema di cosa si chiede. Alcuni chiedono il matrimonio. Ignorando cosa sia il matrimonio in Italia. Io non capisco come, trovandosi in una situazione creatrice senza precedenti (si può inventare un istituto nuovo, adeguato e capace) si riduca un “qualcosa” di già esistente al “io-voglio-così”. Il matrimonio in Italia è visto come matri-monium (la donna nel suo ruolo agente di madre) (3) ovvero una situazione privata (il negozio giuridico che si perfeziona col consenso dei numendi e che da luogo all’emissione di un atto amministrativo) tutelata a livello pubblicistico. Non è né furbo né utile cercare di scardinare la presa di posizione pubblicistica dell’ordinamento per ridurre tutto alla libertà privata: se così fosse ha ragione chi teme che si arrivi a legalizzare gli abusi su minore (4). Inoltre, perché la comunità, invece di creare 4 istituti, uno per il gruppo rappresentato, si limita a copiare gli schemi eterosessuali pre-esistenti? Perché nessuno propone qualcosa di nuovo che cerchi di tutelare la specificità o quanto meno la coppia di fatto in generale (visto che noi siamo figli di Aristotele e amiamo le categorie generali)?
Infine, l’ultimo problema, perché le persone omosessuali accettano che la loro sessualità (data l’identificazione tra omosessualità e diritti delle persone omosessuali, molto bene espressa nell’opera Christopher and His Kind di Isherwood nella frase, cito a senso: io prima di essere uomo politico sono omosessuale, la mia politica è nell’omosessualità) sia gestita da persone così incapaci? Mentre un cittadino comune può disinteressarsi alle politica estera o interna del proprio paese (avendo espresso con un voto) le persone omosessuali non possono permettersi questo lusso. In ballo c’è il modo in cui la società li accoglie. Sicuramente c’è irrazionalità, opposizione sia da sinistra che da destra, la Chiesa Cattolica e l’Islam, ma se in questo marasma sia lascia all’arci-gay, molto più interessata a mostrare gay pride facilmente attaccabili (so perfettamente che l’iper-focalizzazione sul sesso non è solo omosessuale, ma consentire spettacoli troppo sessualizzati espone ad attacchi), io credo che acquisizioni si faranno forse tra un centinaio di anni.

(1) È assurdo credere che i diritti dei gay siano i diritti delle lesbiche, dei bisessuali e dei trans.
(2) Anche perché, per il vulgus, se uno è importante o un politico allora è “gay”, se è il Marco Brambilla di Premosello Chiovenda o il Mario Rossi di Marteggia allora è “frocio”.
(3) Infatti, se non fosse stato storicamente per la Chiesa, le coppie non fertili non sarebbero considerate sposate.
(4) Senza tutela pubblicistica, sarebbe arduo dire che un reato simile, se si dimostra il consenso, non vada depenalizzato.

28 05 2012
lostranoanello

Stavo scrivendo un bellissimo lunghissimo commento e l’ho perso. fate conto che le bestemmie selvagge che sto facendo siano tutte scritte qui sotto. Cercherò di essere più sintetico (immagina com’era l’originale):

la comunità gay è un gruppo di individui naturalmente eterogeneo accomunato soltanto da specifici interessi politici (in questo senso una sorta di “classe”), ma soprattutto da una lotta ideologica, quella per l’inclusione della diversità sessuale in una società tradizionalmente eteronormativa. Non è compatibile con questa lotta ideologica, per noi gay, dissociarci dalle altre diversità sessuali, sarebbe incoerente. Così come è assolutamente impensabile che da un pride vengano escluse le componenti dei trans, travestiti e simili, ancorché fortemente minoritarie (pare che all’europride ci fossero più di un milione di persone, e io ho visto una sola transessuale a petto nudo e poco altro di autenticamente “trasgressivo”, ammesso che la parola abbia ancora senso oggi). Non siamo appiattiti, non abbiamo tutti esigenze identiche, ma il principio d’inclusione, cui ci ispiriamo, è lo stesso. E per inciso, non c’è davvero differenza importante fra i diritti civili dei gay uomini, delle lesbiche e dei bisessuali; qualche differenza sussiste al livello del tipo di discriminazioni subite giornalmente dagli uni e dagli altri, ma andiamo fuori tema.

L’altro punto importante è quello del matrimonio. Sai bene che al di là dell’etimologia non è rimasto più nulla nel matrimonio che si richiami alla “donna nel ruolo di madre”. Il matrimonio oggi, in Italia e in gran parte del mondo, è un istituto ordinato sulla parità dei coniugi, finalizzato principalmente a tutelarne prima di tutto l’alleanza sociale, e solo dopo la filiazione (che ovviamente è anch’essa intesa in senso sociale, come dimostra l’istituto dell’adozione).
Il matrimonio di oggi è de facto un istituto cui le coppie omosessuali potrebbero accedere mantenendosi nella piena adesione tanto ai suoi diritti quanto ai suoi doveri. Ma al momento permane sia una discriminazione sostanziale, poiché le coppie omosessuali non possono accedere ai diritti e ai doveri connessi al matrimonio come gli eterosessuali, sia una formale, poiché alle loro unioni non viene riconosciuto lo status sociale che effettivamente hanno.
Ci sono teorici, come Martha Nussbaum, che propongono una soluzione intelligente ma in italia difficilmente praticabile: togliere allo stato la possibilità di occuparsi dei matrimoni come unioni simboliche, sostituendoli interamente con un regime di unioni civili. Il matrimonio diventerebbe dunque un rito solo religioso, o un patto privato senza valore pubblicistico. Mi starebbe bene, ma secondo la nostra Costituzione lo stato non ha alcuna intenzione di metter giù le mani dal matrimonio.
L’altra soluzione che garantisca la parità dei diritti fra tutti i cittadini, ed è quella che appoggio io, è l’ampliamento del matrimonio, possibilmente anche con lo stesso nome. Se creassimo un istituto distinto solo per omosessuali, lungi dall’aver risanato le crepe, creeremmo una doppia discriminazione, sia verso gli omosessuali, che ancora non avrebbero i diritti connessi al matrimonio, sia verso gli eterosessuali, molti dei quali sono ben interessati ad accedere a regimi di unioni civili diverse dal matrimonio.
Il problema del nome personalmente lo trovo secondario, visto che le parole col tempo si adattano sempre all’uso. I genitori omosessuali sono sempre genitori, i coniugi omosessuali sono sempre coniugi. Inventare un termine diverso apposta per designare le unioni gay mi pare inutile, è giusto un giochetto per conservare almeno la discriminazione verbale…

Non ho colto poi la connessione fra il matrimonio e la depenalizzazione di abuso su minore. Mi sfugge davvero, cosa intendi dire?

Sulle critiche ad Arcigay e ai politicanti che fingono di difenderci… che posso dire? In gran parte hai ragione. Guarda la Concia, sempre lì a fare proposte di legge per noi, quando sappiamo che non ha assolutamente i numeri per farle approvare. Ma il suo partito lo sa bene, e sa che pur non combinando mai niente, in questo modo dà l’impressione che al PD importi dei diritti dei gay.
Quanto ad Arcigay, è un’associazione molto ampia, che contiene molti ottimi elementi. Ma non è affatto perfetta, non particolarmente coesa, e sembra che non riesca a smuovere gli spiriti degli omosessuali italiani. Non le ho mai lesinato critiche, pubbliche e private, ma sempre con un atteggiamento costruttivo. Dire ogni volta “questo non è il modo giusto di protestare” è facile, è difficile dire quale sia quello giusto 🙂
E io trovo che il Pride tutto sommato sia uno dei modi giusti. Perfettibile, ma fa parecchio: ci fa vedere, tanto per cominciare, mentre le manifestazioni “sobrie” e senza Lady Gaga a fare il concerto non finiscono neanche in ultima pagina; e far sapere che ci siamo e abbiamo delle pretese è un elemento fondamentale. E poi, per chi assiste dal vivo e/o partecipa (TV e giornali non danno un’idea particolarmente esatta della manifestazione) è anche un’occasione di entrare davvero in contatto con la realtà omosessuale, il che porta lentamente ma inesorabilmente a ciò che tutti auspichiamo, ovvero la sua “normalizzazione”.

30 05 2012
The Meddling Lawyer

Ti chiedo, come sempre, scusa per la mancanza di costanza con cui ti scrivi. Purtroppo mi ritrovo ad essere sempre in viaggio e spesso con poco tempo a disposizione per ordinare le idee.
Sulla prima questione, ammetto di non apprezzare molto, da una persona della tua caratura, che tu possa farti abbagliare da uno sloga vuoto come “lotta ideologica, quella per l’inclusione della diversità sessuale in una società tradizionalmente eteronormativa”. Se la mettiamo sotto il profilo dell’ideologia non c’è scusa che tenga: le diversità vengono pesantemente annacquate. Per dirla citando Hegel (cosa che mi fa molto male, molto molto male) è una sorta di notte in cui tutte le vacche sono nere. Cosa si intende per “diversità sessuale”? È un semplice “accettatemi per quello che sono”? Oppure, come spero sia, “rispettate la mia scelta degli affetti”? Ma se così è, i bisessuali hanno altri obiettivi (per esempio un divorzio celere oppure la possibilità di un matrimonio a tre e cose di questo genere). Alle lesbiche, poi, non si può togliere l’intrinseca difficoltà, almeno oggi, della lotta per l’affermazione della femminilità (che è ben altra cosa dal femminismo, ma lo sai meglio di me). Non parliamo dei transessuali. Io onestamente (da giurista con formazione da Common Law, attenzione al particolare e disattenzione al generale) non riesco a vedere i 4 fenomeni come parte di un unicum. Piuttosto, se io fossi a capo del movimento, cercherei di cogliere le istanze comuni e poi rimarcherei le singole specificità; che io sappia tutto, oggi, non si fa. Spero tu mi possa smentire.
Precisiamo una cosa: se cambiamo definizione di matrimonio, come avviene in altri ordinamenti, sono perfettamente d’accordo all’espansione del diritto. Ma questa è la definizione in Italia: cambiamola o se dobbiamo tenerla non possiamo risolverla togliendo la tutela pubblicistica. Se lasciamo la questione in mano ai soli privati, come vorrebbe la Nussbaum, ciò che rileva è il consenso. La volontà di due soggetti di creare una coppia. In tal caso, non esiste alcun motivo (se il principio che guida è la volontà, ne segue sempre la libertà) per cui un ottuagenario non si possa sposare un/a dodicenne. Ciò che rileva è la volontà (infatti nessun ordinamento, con l’eccezione dell’Olanda, che ha fatto marcia indietro quando si stava per legalizzare la pedofilia, lascia la questione meramente ai privati). Questo a livello generico.
A livello invece di mia posizione. Io non trovo discriminatorio creare istituti specifici per situazioni specifiche. In fondo è la base del diritto creare varie istituti per disciplinare situazioni diverse. Un nuovo istituto solo per le coppie gay ha tutta la potenzialità di adattarsi molto meglio di un istituto antico (e che, come hai genuinamente notato, risente tutt’oggi di questo suo vetusto retaggio) come il matrimonio che come un elastico viene preso e portato in tensione. D’altra parte considera che i nomi per me, in questa mia visione, sono convenzionalità. Anche il matrimonio andrebbe riscritto. Semplicemente, ritengo sia giunto il momento di ripensare 3 istituti: disciplinare una coppia etero, una omosessuale maschile e una femminile. Con le specifiche esigenze delle tre coppie. Poi si aggiungerà una varietà di istituti a differenza di quelle che sono le esigenze specifiche. In sostanza: facciamoci creatori, dei nuovi demiurghi. Non costringiamoci ad accettare acriticamente il passato.
Sull’Arci Gay e Gay Pride hai assolutamente ragione nel dire che quello è un modo di fare. Nulla da ridire. Ma si muove sempre in un’ottica “pericolosa” perché auto-ghettizza contribuendo a creare uno stereotipo. Hai citato giustamente Lady Gaga. Nulla da ridire che lei voglia venire. Ma tutti i metallari omosessuali come devono sentirsi di ciò? Tre volte “discriminati”! Piuttosto avrebbe maggior senso invitare vari artisti, in modo da mostrare quanto l’omosessualità sia normale in ogni aspetto musicale e sociale. Per dirti, io sono d’accordo che sfili di tutto, ma questo vuol dire tutto: devono esserci sfilate che mostrino i contributi storici e culturali degli omosessuali, i contributi politici e militari, e poi se volete gli attori della Bel Ami va pure bene, ma non può essere il “centro focale” dietro cui sbava tutto il corteo. Si contribuisce a creare stereotipi: il gay che ama il pop, pensa solo al sesso, molto spesso palestrato e più vanitoso di un ciccisbeo. Se i gay pride non diventano momenti durante l’anno (e l’Arci Gay non contribuisce per tutto il resto dell’anno) in cui si scardinano stereotipi, io non credo si arriverà facilmente a un’integrazione. Sopratutto se il “dialogo” sarà con l’islam.

31 05 2012
lostranoanello

Non so se tu hai un’idea di come sia strutturato il movimento omosessuale in Italia… Ma ti dico che rispecchia perfettamente il tipico atteggiamento dell’italiano, che vorrebbe un partito, una legge, un istituto, un ministero ed un governo in ogni regione, in ogni città, in ogni paesello, in ogni quartiere, in ogni appartamento ed in ogni stanza. Soltanto per difendere i diritti dei gay mi vengono in mente oltre ad Arcigay almeno il circolo Mario Mieli, Certi Diritti, Di’ Gay Project e Gaylib, che difendono esattamente le stesse cause. Perché sono separati? Bella domanda, credo se lo chiedano tutti. Poi per le lesbiche invece c’è Arcilesbica, giustamente anche quella, nata da una costola di Arcigay, sta per conto suo anche se confederata, nonostante il 90% delle rivendicazioni che gioverebbero ad Arcigay gioverebbero anche ad Arcilesbica. Per i transessuali ci sono Movimento Identità Transessuale e Fondazione Pangender Italia. Per i genitori omosessuali ci sono Famiglie Arcobaleno e la Lega Italiana Nuove Famiglie, mentre per i genitori DI omosessuali c’è AGEDO.
Insomma un ginepraio assurdo. Se uno ci sta dentro, tutto può dire tranne che sia l’infinito di Schelling, anzi, semmai è quanto di più frammentato e mancante di coesione si possa immaginare. Non meraviglia affatto che non ottenga niente, a mio modesto parere! Ma di leggere la critica di annacquare troppo la diversità, in Italia, confesso che non me l’aspettavo, se non altro vuol dire che l’impressione di unità la diamo, o forse che siamo davvero uniti quando arriva il momento giusto (ma a me onestamente sembra che si va tutti insieme solo al Pride nazionale, ed è già un miracolo perché ognuno vorrebber farsi il suo).
E tutte queste divisioni quando di fatto le rivendicazioni politiche sono davvero le stesse! Attenzione, ci sono differenze culturali ABISSALI fra il movimento gay, quello lesbico, quello bisessuale, quello trans. Ma le rivendicazioni vanno in gran parte di pari passo per tutti e quattro, solo quello trans effettivamente si distacca dal resto in modo sostanziale sotto questo aspetto (d’altro canto i trans hanno problemi che gli omosessuali non hanno e non hanno problemi che gli omosessuali hanno). E’ pur vero che siamo in una fase storica in cui dal semplice antagonismo verso l’eteronormatività si va lentamente passando all’emergenza delle singolarità sessuali, ma qui da noi siamo ancora ben lontani da quell’obbiettivo, la gente non ha la più pallida idea della differenza fra G e T, e non abbiamo certo l’appoggio dei media per farglielo entrare in testa. Qui siamo in piena eteronormatività, se non si riesce a scardinare almeno un po’ quel paradigma non ha alcun senso andare a parlare alla gente delle differenze fra transessualismo, transgenderismo, bisessualità o tutto quello che vuoi. E ciò nonostante tentiamo di farlo. E ciò nonostante, insisto, il Pride è di tutti, e il suo senso è proprio di manifestazione della diversità. Ti pare che possa essere omologato? XD
E a proposito delle differenze specifiche delle varie componenti, come ti dicevo, davvero io non vedo differenze sostanziali per quanto riguarda i diritti civili fra le rivendicazioni di lesbiche, gay e bisessuali, e mi sa che ti sei fatto delle idee abbastanza sbagliate in proposito. Riprendo il tuo esempio dei bisessuali: perché mai un bisessuale dovrebbe essere interessato al divorzio celere o al triangolo più di un omosessuale o di un eterosessuale? L’essere bisessuale rappresenta la consapevolezza di poter avere relazioni soddisfacenti sia con maschi che con femmine, ma non vuol dire mica che si debba averli insieme, o che il bisessuale debba sentire particolare necessità di passare di fiore in fiore in continuazione, almeno NON PIU’ di quanto la possiamo provare io e te. Chi lo sa che anche io un giorno non scopra di essere un farfallone che ama cambiare maschio ogni settimana, o non mi trovi ad essere innamorato di due persone insieme e voler fare la “troppia”? Se facessimo un istituto apposito per bisessuali (e vai a distinguerli i bisessuali da tutti gli altri, se non gli va di essere scoperti…) non potremmo usufruire di questi vantaggi. Dove sta scritto che non devono interessarmi?
Inoltre il problema di ciò che dici è che è vero che ci sono istituti giuridici distinti per gestire situazioni distinte, ma le situazioni in cui mettersi devono essere scelte liberamente dal cittadini, non deve essere lo stato a incasellarti. Se facessimo come dici tu avremmo addirittura cinque caselle diverse, di cui una praticamente impossibile da definire (come la definisci una coppia bisessuale?), altri due assolutamente uguali (non capisco in cosa si dovrebbe differenziare un istituto per lesbiche da uno per gay), e anche altri due assolutamente uguali (i transessuali riassegnati si possono sposare già ora). In pratica ci liberiamo da una gabbia per metterci in tante gabbiette distinte… Perdonami ma non mi attrae molto; certo, avrei più spazio per me, ma il vero progresso sarebbe passeggiare un po’ all’aria aperta. Io direi, tanto per cominciare, espandiamo il diritto al matrimonio a tutti, eventualmente aggiornandolo un po’ anche sotto altri aspetti che non siano limitati al sesso dei coniugi. Dopodiché, a fianco del matrimonio, si potrà creare un regime di unioni civili, anch’esso aperto a tutti, e ciascuno sceglierà in base alle proprie convenienze. Non possiamo fare una legge per ogni individuo, anzi, la legge è proverbialmente uguale per tutti. Semmai l’idea è di fare una legge abbastanza flessibile da potersi adattare senza forzature ad una molteplicità di situazioni particolari.

Sui Pride, hai un bel po’ di ragione. Io sono in quella categoria di omosessuali che si sentono “discriminati”. Non so ancora come risolvere la cosa… Ti posso dire che personalmente mi sento esattamente come mi sentivo fra gli etero quando andavo a scuola. Un pesce fuor d’acqua. Ma non posso rimproverare quella parte della comunità gay che si rende più visibile per la propria passione per Lady Gaga, né tanto meno Lady Gaga per l’appoggio alla nostra causa. Se avessi trovato una soluzione starei già cercando di metterla in atto, quindi su questo mi devo fermare XD
A parte questo, durante i Pride, per chi vi assiste di persona, c’è modo eccome di scardinare gli stereotipi. Non è affatto vero che tutti sbavano dietro a carri di uomini seminudi. Ci sono, per carità, ma c’è anche Amnesty International, Famiglie Arcobaleno, AGEDO, i Valdesi solidali, un sacco di etero … Sfila davvero di tutto, alla fin fine c’ero perfino io, il che dovrebbe dare un’idea della cosa. Ma se poi le telecamere riprendono solo i viados e Lady Gaga che possiamo farci?

8 07 2012
The Meddling Lawyer

Ti chiedo come sempre scusa per la lentezza con cui ti rispondo. Purtroppo periodi di lavoro non particolarmente felici (leggasi: sfruttamento) mi obbligano a estraniarmi dal mondo.

lostranoanello :Insomma un ginepraio assurdo. Se uno ci sta dentro, tutto può dire tranne che sia l’infinito di Schelling, anzi, semmai è quanto di più frammentato e mancante di coesione si possa immaginare. Non meraviglia affatto che non ottenga niente, a mio modesto parere! Ma di leggere la critica di annacquare troppo la diversità, in Italia, confesso che non me l’aspettavo, se non altro vuol dire che l’impressione di unità la diamo, o forse che siamo davvero uniti quando arriva il momento giusto (ma a me onestamente sembra che si va tutti insieme solo al Pride nazionale, ed è già un miracolo perché ognuno vorrebber farsi il suo).

No, non volevo offendere dicendo che non avete i giusti poli dove riunirvi e raggrupparvi (o surrogati di meetic, per alcuni immagino sia anche questo; senza che ciò abbia un giudizio morale da parte mia, sia chiaro). Voglio dire che la comunità nel manifestarsi, sopratutto sul piano politico, diventa un amorfo (o l’infinito di Schelling criticato da Hegel), ma anche un po’ sul piano sociale. Se vogliamo, per molti versi, lgbt può essere letto come lGbt dove, alla fine, si annacqua tutto dentro la specificità di un solo gruppo (forse questo non avevo espresso bene) che è, d’altra parte, il gruppo “antagonista”, chiamiamolo così. In quanto, nella mente delle persone bigotte le gradazioni della scala Kinsey non esistono (o meglio diventa un aut-aut). Questo, ovviamente da gioco forza a una sola parte e, ovviamente, quella parte ne approfitta. Solo che, personalmente (almeno è questa l’idea che date a me, ma anche a molti altri che vi vedono dall’estero), sembra un discorso monopolizzato, rispetto a come viene gestito poco più a nord (Germania, Francia e UK).

lostranoanello :<pperché mai un bisessuale dovrebbe essere interessato al divorzio celere o al triangolo più di un omosessuale o di un eterosessuale?

Beh, attualmente la battaglia del mondo omosessuale è diretta all’acquisire il diritto al matrimonio (o qualcosa di simile, dipende dall’ordinamento). Sostenere nel contempo la celerità del divorzio è controproducente o quanto meno una mossa politicamente sbagliata.
Mentre sulla questione della possibilità di formare un matrimonio a tre, semplicemente, si tratta di una mera contingenza storica. Ben trovi il mio sostegno nel dire che ha poco senso definire il bisessuale come colui che ha nello stesso tempo una relazione a tre. Semplicemente è nata in seno a ciò la proposta. Tra l’altro, se io posso trovarmi assolutamente a favore del matrimonio alle coppie omosessuali, mi trovo ostile a certe costruzioni poligamiche o poliandriche: sono veramente un caos da gestire (pensa solo ai rapporti successori: muore uno dei tre, come si stabilisce la quota? Si fa una media? Su che indici? Ancora, supponiamo che si faccia avanti un parente per vantare una pretesa, legittima, come ce la districhiamo? Non è un caso se l’ordinamento civile fin dai tempi di Roma era ostile a siffatta costruzione.

lostranoanello :Se facessimo un istituto apposito per bisessuali (e vai a distinguerli i bisessuali da tutti gli altri, se non gli va di essere scoperti…) non potremmo usufruire di questi vantaggi.

No, affatto. La base dell’istituto è comunque l’auto-dichiarazione. Se tu cambiassi, nulla ti vieterebbe di scegliere l’istituto più adatto per te. Non volevo sostenere che lo stato, una volta fatte le categorie, le incasella brutalmente. Volevo dire che si creano istituti appositi in cui chi si riconosce in certe categorie può attuare delle scelte.

lostranoanello :non capisco in cosa si dovrebbe differenziare un istituto per lesbiche da uno per gay

Beh, tanto per cominciare le donne, al contrario degli uomini, hanno la possibilità di godere di un diritto più ampio: non solo dovrebbe essergli data la possibilità di adottare (garantita agli uomini) ma anche di poter avere un figlio tramite inseminazione artificiale. Questo come puoi garantirlo a due donne, in un istituto unico, senza discriminare gli uomini? Arriveresti facilmente, visti i giudici che girano, ad avere la dichiarazione che anche gli uomini hanno il diritto di essere inseminati (si, ti assicuro che ci sono giudici anche peggiori). Altro discorso è quello delle così dette “surrogate mother”, ma non è argomento della nostra riflessione.

lostranoanello :In pratica ci liberiamo da una gabbia per metterci in tante gabbiette distinte… Perdonami ma non mi attrae molto; certo, avrei più spazio per me, ma il vero progresso sarebbe passeggiare un po’ all’aria aperta. Io direi, tanto per cominciare, espandiamo il diritto al matrimonio a tutti, eventualmente aggiornandolo un po’ anche sotto altri aspetti che non siano limitati al sesso dei coniugi. Dopodiché, a fianco del matrimonio, si potrà creare un regime di unioni civili, anch’esso aperto a tutti, e ciascuno sceglierà in base alle proprie convenienze. Non possiamo fare una legge per ogni individuo, anzi, la legge è proverbialmente uguale per tutti. Semmai l’idea è di fare una legge abbastanza flessibile da potersi adattare senza forzature ad una molteplicità di situazioni particolari.

Qui, capisco bene che gioca molto l’idea che ognuno di noi ha di “libertà” e “flessibilità”. Perché, dal mio punto di vista, hai ben capito che è questa la rigidità e la schiavitù, così come, dal tuo punto di vista, è la mia proposta. Ma, voglio stupirti, ti dirò che è irrilevante che si ottenga la mia proposta o la tua o la proposta di terzi (purché non menerghina). Credo sia più importante ottenere il blocco di marmo e poi, eventualmente, lottare ferocemente per scegliere la forma. Ma finché discutiamo su un blocco che non c’è, con relativo disagio per chi dovrebbe poter disporre di ciò, mi sa che perdiamo tempo (rimango sulla mia istanza, ovviamente, che o si riscrive la definizione di matrimonio [e quindi appoggio in pieno la tua posizione] o, tenendo la posizione data, si punti alla creazione di vari istituti appositi).

lostranoanello :Sui Pride, hai un bel po’ di ragione. Io sono in quella categoria di omosessuali che si sentono “discriminati”. Non so ancora come risolvere la cosa… Ti posso dire che personalmente mi sento esattamente come mi sentivo fra gli etero quando andavo a scuola. Un pesce fuor d’acqua. Ma non posso rimproverare quella parte della comunità gay che si rende più visibile per la propria passione per Lady Gaga, né tanto meno Lady Gaga per l’appoggio alla nostra causa. Se avessi trovato una soluzione starei già cercando di metterla in atto, quindi su questo mi devo fermare XD
A parte questo, durante i Pride, per chi vi assiste di persona, c’è modo eccome di scardinare gli stereotipi. Non è affatto vero che tutti sbavano dietro a carri di uomini seminudi. Ci sono, per carità, ma c’è anche Amnesty International, Famiglie Arcobaleno, AGEDO, i Valdesi solidali, un sacco di etero … Sfila davvero di tutto, alla fin fine c’ero perfino io, il che dovrebbe dare un’idea della cosa. Ma se poi le telecamere riprendono solo i viados e Lady Gaga che possiamo farci?

Sai, qui non è tanto una questione di cosa puoi fare o di cosa potete (tutti quelli che la pensan com e te) fare. È una questione di essere bellicosi (intendo marziali, disciplinati, non violenti). Finché non c’è bellicosità delle tue istanze, se ne sbatteranno altamente (come oggi già fanno i cari politici del PD).

26 05 2013
matteo

Questo e’ il blog giusto per tutti coloro che vogliono capire qualcosa su questo argomento. Trovo quasi difficile discutere con te (cosa che io in realta’ vorrei… haha). Avete sicuramente dato nuova vita a un tema di cui si e’ parlato per anni. Grandi cose, semplicemente fantastico!

26 05 2013
lostranoanello

Ti ringrazio ^^

20 06 2014
ladymismagius

L’ha ribloggato su Il Ragnoe ha commentato:
Riflessioni sulla “tolleranza” nei confronti dell’omosessualità e sui pregiudizi relativi all’adozione per le coppie omosessuali e all’omogenitorialità.
Perché “ognuno ha diritto alla propria opinione” spesso si traduce in “ognuno ha diritto di arroccarsi sui propri pregiudizi senza confrontarsi con la realtà”.

23 06 2014
Paolo

io credo che le famiglie omogenitoriali quando ci saranno in italia non saranno nè meglio nè peggio della maggioranza di famiglie etero. E comunque il fatto che tutti i gay esisteti al mondo sono cresciuti in famiglie etero dovrebbe tagliare la testa al toro a discorsi assurdi tipo “il figlio adottivo di due gay sarà gay”..l’orientamento sessuale non è legato a quello dei genitori

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